I dodici giorni di Natale: giorno 1

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Abbiamo appena passato il Natale, estremamente potente da un punto di vista spirituale ed esoterico. Si crede però che il 25 di dicembre la festa spirituale del solstizio d’inverno si completi, ed invece segna solo l’inizio di un periodo di profonda importanza: questo periodo è l’intervallo dei dodici giorni tra Natale e l’Epifania.

Questi dodici giorni santi, oltre a rappresentare i dodici mesi dell’anno (in passato erano anche una predizione di come sarebbe stato l’anno successivo), sono anche legati ai dodici spiriti Totem (che rivestono gli archetipi dei dodici segni zodiacali e che lavorano orchestrati dal Cristo, il tredicesimo), i dodici discepoli e i dodici centri spirituali attraverso i quali le dodici forze operano nel corpo umano.
L’energia del solstizio d’inverno continua, anche se con intensità decrescente, e possiamo utilizzare questi dodici giorni per recuperare il contatto con la luce e rinnovarci spiritualmente. Infatti il numero 12 è il simbolo della prova iniziatica che permette di passare da un piano ordinario ad un piano superiore, sacro (dopo il 12 viene infatti il 13, numero della trasmutazione, l’Alchimista).
E la dodicesima lettera dell’alfabeto ebraico è Lamed, la quale esprime la certezza o la forza di credere che vi sia un oltre e nuove possibilità, nuovi mondi da scoprire (nel domani, dentro di noi e negli altri); e il valore numerico di Lamed è il 30, che corrisponde all’età in cui Gesù di Nazareth iniziò il suo apostolato, segnando così un nuovo cammino, una nuova via.

Oggi, 26 dicembre, la dedicazione viene fatta all’Ariete, il segno dell’inizio, quello che avvia le cose e le origina (per questo motivo viene paragonato alla nascita).
L’Ariete introduce il nuovo anno solare ed è denominato il segno della coscienza risorta: egli vede il divino in tutto e colui che ha raggiunto questo stato di coscienza vede e conosce solo il divino in tutte le persone, cose, circostanze, condizioni ed eventi; quindi oggi ci chiede di vedere solo la parte divina della vita.

Il discepolo relazionato con l’Ariete è Giacomo, fratello di Giovanni. Egli fu il primo a rispondere alla chiamata per il discepolato e il primo a calcare il sentiero del martirio: fu un vero pioniere spirituale.
Nel corpo il centro relazionato con l’Ariete è la testa, quindi possiamo visualizzare la nostra con tutte le sue parti risvegliate, illuminate e perfettamente efficienti.

Il pensiero biblico su cui possiamo meditare oggi è: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5)
L’aggettivo “nuovo” si oppone a “vecchio”, “obsoleto”, aggettivi che identificano qualcosa che ormai non è più efficace. Nuovo è, allora, qualcosa migliore che ci apre alla speranza; da qui la gioia che accompagna l’inizio di un nuovo anno.
Buon nuovo inizio, Francesca Zangrandi

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